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Differenze prestativo-atletiche tra maschi e femmine

Come uomo e donna di riferimento s’intende il modello ipotetico di uomo e di donna basato sulle dimensioni fisiche medie ricavate da approfonditi studi antropometrici di migliaia di soggetti.

Nell’attività atletica e nell’educazione fisica dei ragazzi e delle ragazze, bisogna tener conto di determinate particolarità anatomiche, fisiologiche e psichiche dell’organismo.

Nei due sessi, la capacità di prestazione è pressoché identica sino all’età di 10 anni; infatti, i valori del sistema circolatorio a riposo e nel corso dell’attività, concordano in larga misura.

Nelle donne, la pubertà comincia prima e ha un decorso più rapido rispetto agli uomini. Pertanto, le femmine sono capaci di fornire prestazioni atletiche prima dei maschi; in ogni modo, proprio per tale motivo, sarà necessaria una maggiore cautela durante il periodo di maturazione, che è caratterizzato dalla comparsa delle mestruazioni. Nei giorni del ciclo, bisognerà quindi esonerare le ragazze dalle lezioni di educazione fisica e non sottoporle a gravosi impegni fisici. Ma quando il ciclo si sarà stabilizzato, la donna sana – se non avverte disturbi di sorta ‒ può prendere parte all’allenamento e alle gare al pari di tutti gli altri soggetti.

Bisogna tener presente, comunque, che la mestruazione influenza la capacità di prestazione in misura diversa.

Le differenze tra i due sessi sono dimostrabili in modesta misura già nell’età infantile; la divergenza a ogni modo si rende più palese una volta raggiunta la maturazione sessuale.

Al di là dei caratteri primari e secondari, le differenze sono individuabili nel nucleo stesso delle cellule, e si evidenziano sia nella struttura che nella composizione chimica dei tessuti.

Esaminiamo ora le differenze tra maschio e femmina:

  • la donna in media è più bassa di statura dell’uomo di 10 cm, e in essa il rapporto tra tessuti attivi e passivi è meno favorevole;
  • la massa muscolare della donna è inferiore del 20%;
  • la donna deve spostare una maggiore quantità di “zavorra”;
  • il corpo della donna ha un baricentro più basso, con effetti sfavorevoli nella corsa e nel salto;
  • nella donna, la mobilità delle articolazioni è maggiore che nell’uomo;
  • la donna dispone di un’ottima coordinazione neuromuscolare, che le permette buone prestazioni nelle discipline tecniche;
  • nella donna, il sistema polmonare è meno ampio rispetto all’uomo, la capacità vitale ammonta al 70% di quella del maschio;
  • le femmine hanno una frequenza cardiaca a riposo più alta;
  • le donne hanno valori della pressione del sangue più bassi;
  • le donne hanno un volume cardiaco minore e un tasso emoglobinico più basso; perciò in esse il trasporto di ossigeno è minore;
  • nelle donne, a riposo, prevale la respirazione toracica, mentre nell’uomo prevale la respirazione addominale;
  • nelle femmine, il ricambio energetico è meno intenso e la prestazione fisica impone un consumo relativamente maggiore;
  • la minore riserva energetica è responsabile del minor lavoro totale fornito dalla donna;
  • nelle femmine, forza ed elasticità sono non soltanto minori, ma anche meno allenabili;
  • nella donna, l’allenamento isometrico intensivo raggiunge al massimo l’aumento di 1/3 del valore di partenza, mentre nell’uomo, i 2/3; tale fenomeno è probabilmente legato a fattori ormonali, come avviene con il notevole aumento delle masse muscolari durante la pubertà;
  • la muscolatura dorsale delle femmine è meno robusta di quella dei maschi; infatti, la sua colonna vertebrale è meno resistente di quella maschile; ciò nonostante, a differenza della muscolatura degli arti, essa può essere allenata quanto quella del maschio;
  • nella donna, il minore sviluppo dei glutei contribuisce ad abbassare il baricentro e ad accorciare i bracci di leva, influenzando negativamente lo scatto, nel salto;
  • nel metabolismo, esistono anche qui delle differenze: nell’infanzia è di modesta entità; quando subentra la pubertà, invece maggiori;
  • ricerche sulla forza massima degli estensori degli arti inferiori, hanno mostrato differenze tra i due sessi: del 4% all’inizio dell’età scolare, del 10% alla fine delle elementari (scuola primaria) e superiore al 30%, nell’età adulta (H. e M. Letzelter). Nelle discipline in cui le condizioni di partenza meno favorevoli fanno pensare a una minore allenabilità della donna, si è constatato che le cose stanno diversamente. In effetti, le femmine possiedono una notevole capacità di rigenerazione e non si stancano più presto dei maschi. Se ne ricava che ‒ a parte gli svantaggi biologici legati alle differenze sessuali ‒ determinano l’inferiorità della donna anche le minori sollecitazioni del training.

 Nell’allenamento e nella gara bisognerà tenere presenti:

  • la minore resistenza nel tempo;
  • la minore resistenza aerobica nel tempo;
  • il maggiore aumento della frequenza cardiaca durante la prestazione massima nella donna, a dispetto dell’economico aumento della gittata sistolica nella stessa.

Nel programma di educazione fisica per le ragazze, nell’allenamento e nell’attività atletica delle femmine, devono avere la prevalenza i modelli cinetici fluidi e le prestazioni basate sulla destra; comunque risultano particolarmente adatte alle femmine anche le discipline in cui il peso corporeo gioca un ruolo piuttosto modesto. Sono particolarmente indicate le discipline atletiche basate sulla buona coordinazione muscolare (equitazione, ginnastica, judo, pattinaggio su ghiaccio, scherma, sci, tuffi), benché queste non bisogna ritenerle discipline specificatamente femminili.

Nella donna, sono controindicati, per ragioni mediche, la lotta, il pugilato, il salto con l’asta, ecc., in quanto scuotono eccessivamente il corpo ed espongono al rischio di lesioni. Indubbiamente entrano in gioco punti di vista legati alla tradizione e all’estetica. La maggiore considerazione nella femmina per le caratteristiche costituzionali legate alle varie fasi dell’esistenza nell’attività atletica e nell’educazione fisica, è giustificata e biologicamente motivata.

La capacità di prestazione negli uomini e nelle donne non può essere confrontata con criteri quantitativi; la capacità di prestazione delle donne non è peggiore, è diversa (Bausenweinplank).

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