Integrità morale nell’ultra distanza (e nella vita di tutti i giorni).
Le gare di corsa su lunga distanza sono una forma di competizione che richiede disciplina, impegno e rispetto delle regole. Uno degli atti più scorretti che si possono compiere durante una gara di ultra running, quasi inutile dirlo, è il taglio del percorso: una “trovata” che quando messa in pratica violenta quel principio fondamentale di lealtà in grado di compromettere l’integrità sportiva di una persona nel suo insieme.
La lealtà è infatti un valore fondamentale, nella vita di tutti i giorni ma anche nello sport, perché seguire il percorso designato, così come le regole sociali ed etiche, è una dimostrazione di rispetto verso il prossimo: dagli organizzatori della manifestazione agli altri partecipanti e il pubblico, dai famigliari e amici che ci seguono o ci conoscono a noi stessi. Tagliare il percorso è a tutti gli effetti un tradimento verso tutte queste persone, perché suggerisce una mancanza di integrità morale che difficilmente, se smascherata, può essere giustificata.
Una gara di ultra distanza deve essere vista prima di tutto come un confronto personale e parteciparvi implica la volontà di sfidarsi e superare i propri limiti. Un’impresa a tutti gli effetti, come se ne vedono tante nello sport ma anche nella vita quotidiana o lavorativa e in ambiti completamente differenti. Correre la distanza completa è chiaramente una parte essenziale di questa sfida personale e tagliare il percorso significa quindi sottrarsi a parte di tale sfida, ottenendo un vantaggio ingiusto sugli altri concorrenti: non solo mina il concetto di equità, ma anche il senso di realizzazione personale che deriva dal completamento di una sfida personale fisica e mentale ottenuta senza imbrogliare. Inevitabile quindi che colpisca non solo chi commette l’atto sleale, ma anche le altre persone impegnate lealmente nel cercare di raggiungere il proprio obiettivo personale. Vi è quindi un aspetto etico molto importante da valutare quando si analizzano questi comportamenti scorretti, perché se un concorrente taglia il percorso non solo influenza il posizionamento degli altri atleti, ma “demoralizzandoli” può comprometterne le prestazioni minando inoltre il senso di giustizia e lealtà nei confronti dell’organizzazione che purtroppo spesso non ha la capacità di contrastare questo fenomeno (i famigerati controlli a campione sul percorso e i check point sono chiaramente insufficienti per raggiungere lo scopo, specialmente in gare particolarmente lunghe e che comprendono la notte). Situazioni sospette in questo senso sono talvolta rilevate ma pochi hanno il coraggio di denunciare ufficialmente, semplicemente perché a loro volta temono di essere accusati di egoismo o peggio di voler semplicemente avanzare in classifica scalando qualche posizione. Dal punto di vista della sicurezza poi il concorrente che esce dal percorso ufficiale può mettere se stesso e gli addetti al recupero o i volontari impegnati nell’assistenza in grave pericolo per esempio in caso di infortunio o smarrimento e per ragioni ovvie a chiunque.
Ricordo una gara alla quale partecipai anni or sono sulle montagne di casa: perfettamente cosciente della mia posizione overall e assolutamente certo di non esser stato superato, mi ritrovai negli ultimi 10 km (su una 40) a perdere 20 posizioni… una chiarissima indicazione del fatto che tutti questi concorrenti avessero tagliato a un bivio e che non avessero effettuato gli ultimi chilometri furono le testimonianze dei turisti che avevano incontrato personalmente la fili indiana fuori dal tracciato e degli addetti all’ultimo ristoro che semplicemente… non avevano contato tutti quei passaggi. Nonostante le proteste la classifica non fu mai modificata e il fatto mai riconosciuto… in famiglia mi fu semplicemente detto di “portare pazienza”, perché l’occasione fa (purtroppo) l’uomo ladro. Beh di grazia, non tutti gli uomini ladri e opportunisti lo sono, lasciatemelo dire, risposi io con decisione.
Gli organizzatori delle gare di corsa, che hanno la responsabilità di prendere misure contro coloro che tagliano il percorso, purtroppo talvolta non lo fanno proprio perché o non ne vengono messi al corrente in via ufficiale e assodata oppure non considerano queste conseguenze con la dovuta attenzione. È importante invece che vengano implementate sanzioni adeguate per dissuadere tali comportamenti sleali e pericolosi, sia per proteggere l’integrità delle gare, sia per rispetto di tutti gli attori in gioco e la loro sicurezza. Inutile ricordare che se un concorrente è disposto a tagliare, sicuramente non sarà incline a fermarsi perdendo tempo “prezioso” per aiutare un altro atleta in difficoltà oppure a raccogliere un rifiuto che gli è caduto sul percorso, comportamenti a loro volta disdicevoli e meritevoli di squalifica.
Le regole sono il fondamento dell’integrità nella vita e nello sport: Esse creano un terreno di gioco equo e offrono a tutti i partecipanti le stesse opportunità. Seguire le regole non è solo una questione di conformità, ma riflette il rispetto per gli altri atleti, gli allenatori, gli organizzatori, il pubblico ma anche se stessi. L’imbroglio, d’altra parte, mina l’equità e compromette il senso di giustizia che esiste in ogni aspetto della nostra vita compresa la competizione sportiva.
Il fair play, concetto che in italiano si può tradurre con gioco leale, rappresenta quindi uno dei valori morali fondamentali da incoraggiare: promuove la gentilezza, il rispetto e la considerazione per gli avversari. Significa giocare nel rispetto delle regole e accettare le decisioni degli organizzatori senza cercare di trarre vantaggio da comportamenti sleali. Il fair play incoraggia la competizione basata sulle abilità, sull’impegno e sull’onestà, creando un ambiente positivo per non solo tutti i partecipanti ma anche i famigliari degli stessi e il pubblico della manifestazione.
Il gioco leale dovrebbe insomma esser promosso come un modello di ruolo, perché gli atleti (sia professionisti che amatori), così come le squadre e gli allenatori svolgono un ruolo cruciale nell’inculcare i valori morali di non imbrogliare nello sport e di conseguenza nella vita di tutti i giorni. Quando i modelli di ruolo mostrano un comportamento etico, dimostrano che la vittoria ottenuta con mezzi disonesti ha un valore effimero e che l’integrità è fondamentale per il successo duraturo, aspetti importantissimi anche nella vita quotidiana. Gli atleti e gli imprenditori che si impegnano a giocare pulito e a rispettare le regole diventano fonti di ispirazione per i giovani che cercano di avviarsi a una carriera sportiva o lavorativa. L’integrità nello sport e nella vita è un pilastro fondamentale per mantenere una competizione equa e onesta. I valori morali di non imbrogliare, basati sul rispetto delle regole e sul fair play, sono fondamentali per preservare l’integrità e il significato profondo della stessa esistenza umana.
JOHN BENAMATI – Promoter IUTA Ultratrail Veneto