10 motivi per correre le 10 in 10 del Lago d’Orta
1) La Sfida
Podisti lo si è in molti modi, fin dalla prima “corsetta” della domenica in compagnia di amici che hanno, come te, abbandonato il divano, il fumo o le lasagne, sì da trovare una ragione diversa dal lavoro per alzarsi presto pure nei giorni festivi.
Podista e Maratoneta lo si diventa la prima volta in cui si fronteggia la storica distanza dei 42,195 km, a seguito di mille ansie e di estenuanti allenamenti fatti di ripetute, “piramidi”, lunghi e lunghissimi sempre più lunghi. E poi la gioia, la pura gioia al taglio del traguardo di quella che, nella memoria, non sarà seconda se non al primo bacio.
Poi, molto tempo (e soprattutto molto spazio) dopo, inanellate parecchie 42 km e ultradistanze, si fa strada, dapprima impercettibile come un pizzico di zanzara, poi sempre più tangibile e definito, un sottile senso di insoddisfazione di quell’insensata, estenuante ricerca dell’ineffabile PB nella maratona di casa. Bisogna salire un gradino, aprirsi nuove strade, consentirsi nuovi sapori, più variati colori, respirare un’aria più alta. C’è bisogno di una nuova Sfida. Non più una singola maratona, bensì 10 sì, 10 maratone in 10 giorni.
2) Il Sogno
Sogno o sono proprio io, lì, assiepato su quella linea di partenza assieme ad altri 70 o 80 folli come me, in attesa dello start della prima delle 10 in 10, col caldo a 30 gradi, mentre amici e colleghi si rilassano sotto ombrelloni multicolori da Tropea a Fregene a Rimini? Colti in quell’area lattiginosa tra il sonno e la veglia, mentre Paolo Gino, patròn dell’Orta, gracchia col megafono le ultime raccomandazioni come una stridula suoneria di sveglia, osserviamo attoniti le brume del sonno svanire e il Sogno iniziare a divenire realtà.
3) Il Lago
Certo fu qui, sulle sponde dell’Orta, che il giovane Artù, bello di speranza, ricevette in dono dalla regina del Lago Excalibur, scintillante d’acciaio e stillante goccioline d’acqua, appena emersa dalla superficie placida delle acque. E fu qui ch’egli tornò, ferito e stanco Re Pescatore, per abbandonare per sempre questa terra desolata nell’abbraccio delle creature del lago.
Piccolo e semisconosciuto specchio d’acqua, l’Orta domina le anime di chi vive (o corre) sulle sue rive con i suoi silenzi misteriosi, il riverbero feroce del sole d’agosto, le piccole increspature che nascondono mostri acquatici, il richiamo ammaliatore delle sue acque limpide e insidiose, come fu lo Stanbergersee per l’imperatore Ludwig o lo scoglio delle sirene per il prode Ulisse. Qui con grande facilità ci si può perdere, smarrirsi o, allo stesso modo, ritrovarsi.
4) L’Isola
Proprio al centro dell’azzurro increspato, visibile da ogni baia o spiaggia, veglia l’Isola di San Giulio, sentinella silenziosa, apparentemente innocua e raggiungibile, ma in realtà persa nelle pieghe dello spazio e del tempo come le monache di clausura che la abitano, presenza costante e misteriosa che attrae i podisti con le sue promesse di ristoro dalle loro fatiche fisiche e di riposo spirituale. E, come un miraggio nel deserto, si allontana sempre impercettibilmente da chi agogna di avere nel suo porto quiete.
5) I Campioni
In questo paesaggio epico, fianco a fianco con uno stuolo di maratoneti fortissimi, ma senza particolari ambizioni di tempi e di classifiche, si ergono i Campioni, i re delle ultradistanze, quelli capace di correrle tutte e 10 in meno di 30 ore. Il percorso, che si snoda su un tratto di costa di 10,5 km, dà l’opportunità ai maratoneti “normali” di incontrarli a più riprese, mentre filano veloci nella direzione opposta, o s’avvicinano alle spalle con passo leggero e veloce apprestandosi all’ennesimo doppiaggio.
Campioni del calibro di Giorgio Calcaterra, 13 volte trionfatore al Passatore, e Adam Holland, vincitore lo scorso anno e detentore del record del mondo delle 10 in 10, o Sara Pastore, vincitrice di 10 in 10 e Quadrortathon, o Vito Piero Ancora, che in Italia ha corso più maratone di tutti e qui festeggerà la sua 1600^, Nick Nicholson che ha corso per più di un anno una maratona al giorno e qui festeggerà la sua 1200^, e tanti tanti altri
6) Il Mondo in un Lago
Grazie alla capillare diffusione di informazioni e alla sapiente e calorosa organizzazione, la manifestazione è diventata la più partecipata del suo genere a livello internazionale, una sorta di melting pot della maratona, che quest’anno unirà ai podisti italiani anche più di 70 stranieri, provenienti da 20 diversi Paesi, inclusi l’India, la Nuova Zelanda e l’Australia. Una corsa che abbatte le barriere e crea legami duraturi e profondi di sport e d’amicizia.
7) La Medaglia
Il rispetto per la Medaglia conquistata col suo alto valore simbolico accomuna il podista al soldato e rappresenta il legittimo riconoscimento delle fatiche fatte e l’attestazione ufficiale di essere un finisher. Non importa sia di cartone o di latta o con lo stampo finto oro sempre uguale, ciò che conta è che all’arrivo la si possa ostentare con orgoglio, finché non arriverà la prossima, anche se bruttina. Ma la Medaglia delle 10 in 10 è davvero degna di essere portata e ammirata con reverenza: è componibile, formata dall’incastro di dieci medaglie singole incastonate in un supporto metallico e su ciascuna medaglia l’incisione dello skyline dell’Isola. Un oggetto del desiderio podistico che fa esclamare chiunque la veda: “La voglio!”
8) Le Fontanelle
Se è vero che il Lago domina il percorso con la sua imperiosa presenza, il podista accaldato lungo le strade d’agosto non può che bramare invano il refrigerio delle sue acque. Tuttavia, oltre ai ristori puntuali e sontuosi ogni 5 km, con frutta e bevande fresche, dolci, salati e persino le salamelle all’arrivo, sul percorso si snoda, a intervalli irregolari, una serie di fontane e fontanelle che paiono messe apposta lì per l’ evento e invece da decenni dissetano i passanti assetati, come oasi nella calura, come angeli della Provvvidenza, con la certezza che, al prossimo passaggio, saranno sempre lì a donare il loro tesoro.
9) L’Amicizia
Tra i partecipanti alle 10 in 10 molti già si conoscono, si sorridono nel ritrovarsi come per un appuntamento non scritto, un richiamo, un moto del sangue. Nei loro occhi si legge la trepidazione e l’emozione per la nuova impresa, insieme alla consapevolezza di averla già affrontata e superata altre volte, ché le 10 in 10 sono ormai alla nona annata, e qualcuno ne ha concluso tutte le edizioni. Molti altri invece si ritrovano lì, sulla linea di partenza, per la prima volta, un poco disorientati, intimoriti dalla durezza della prova, ignari delle insidie del percorso. Ma bastano pochi chilometri, i primi incontri incrociandosi avanti e indietro su strade e sentieri, per iniziare a scambiarsi sorrisi ed esortazioni, non essere più solo un numero di pettorale, ma essere riconoscibili gli uni agli altri, intrecciare legami che si faranno sempre più saldi col passare dei giorni e il crescere della fatica. Un sentimento di comunione avvicina i podisti che condividono la strada, il caldo e la stanchezza, sì che le gioie e i dolori di ognuno diventano di tutti e l’espiazione attraverso la fatica diviene catarsi collettiva.
10 La Gioia, la Fine
Arriva poi, non si sa se più agognato o temuto, il decimo e ultimo giorno, e con esso la consapevolezza di avercela ormai fatta, di essere arrivati alla Fine. D’incanto la stanchezza svanisce, ognuno ha le ali ai piedi, lo sguardo rivolto a ogni albero o casa o baia, divenuti così familiari, come in un saluto di congedo. I sorrisi, incontrandosi, sgorgano da quella parte dell’ animo umano più incline alla fratellanza e alla pace, senza retorica, perché ciascuno sa, avendolo sperimentato sulla propria pelle, ciò che ha fatto l’altro. La grande medaglia è finalmente ricomposta, come uno di quegli enormi puzzle Ravensburger della nostra gioventù. L’ultimo pezzo viene collocato e tutto acquista finalmente un senso. Eppure, in fondo all’animo traboccante di gioia, s’insinua un sottile rivolo di tristezza, che inevitabile avvolge nel suo bozzolo le cose concluse.
Fino alla prossima.
LAURA FAILLI in www.clubsupermarathon.it