1° Tavolo di Concertazione nazionale sulla partecipazione degli atleti con disabilità alle gare di corsa spinti in carrozzina o joelette – 14.07.2022
Giovedì 14 luglio alle ore 15.30 presso la sede della FISPES in via delle Tre Fontane a Roma si è tenuto il 1° Tavolo di Concertazione nazionale sulla partecipazione degli atleti con disabilità alle gare di corsa spinti in carrozzina o joelette, organizzato dalla FISPES. Hanno partecipato in presenza il presidente Sandrino Porru, il segretario generale Walter Silvestri, Francesco Carboni, Diana Vitale di Sod Italia, Paolo Vargetto, padre di Sara, atleta che gareggia su joulette, Enrico Patete, Stefano Severoni e altri, oltre a quelli in modalità online, come Vincenzo Placida. Egli ha ideato la scorsa primavera Run For Cornelia. Il viaggio per la ricerca. Si tratta di 17 tappe di corsa in solitaria, per un totale di quasi 700km, con la finalità di sensibilizzare l’opinione pubblica e fondi per la ricerca sulla sindrome di Cornelia de Lange. Questa è una malattia genetica multisistemica assai rara, che colpisce alla nascita soggetti come Valentina, sua figlia, oggi 14enne, che ha partecipato su una joulette.
Ha introdotto i lavori Sandrino Porru. La FISPES già dal 2020 sta osservando il fenomeno sportivo che concerne la partecipazione alla gare di corsa da parte di atleti con disabilità su carrozzina o joelette, grazie al supporto di atleti normodotati, i quali accompagnano/spingono i medesimi durante il tracciato di gara. La FISPES così ha l’interesse di annoverare e regolamentare al proprio interno tale “fenomeno sportivo”, allo scopo di ufficializzare l’esistenza istituzionale, stabilirne le regole sportive, garantirne la copertura sanitaria e assicurativa dei soggetti interessati, nonché armonizzare uno sviluppo concreto delle attività sull’intero territorio nazionale, con l’intento di trasformare il “fenomeno sportivo” in attività sportiva vera e propria, la quale si dispiegherebbe sotto l’egida di una Federazione. Capire come “camminare insieme” è l’obiettivo condiviso. L’attività sportiva può consentire di essere “valore aggiunto”, sviluppare la resilienza. Per quanto riguarda strettamente la questione degli atleti che gareggiano su carrozzina e joulette, si può ricondurli a due gli aspetti principali:
1) sono soggetti che ancora non appartengono a nessuno, riscontrano difficoltà a trovare “casa”, ossia una loro legittima configurazione sportiva;
2) sono essi stessi veri protagonisti, non esseri passivi.
Sono due i soggetti interessati in quest’attività sportiva: le persone cosiddette “normodotate” e le persone con disabilità.
Saranno allora tre i percorsi da attivare nell’immediato futuro:
1) dare “casa” a un movimento;
2) utilizzare i punti di forza, l’interazione tra gli “spingitori“ ossia le guide sportive e gli atleti in carrozzina e joulette, gli “spinti”;
3) proporre un’attività alternativa.
Porru ha ricordato che la FISPES riconosce oggi la categoria Les autres, per quanti non rientrano nelle categorie ufficiali in atletica leggera.
L’obiettivo allora sarà quello di costruire percorsi integrativi, creare delle alternative per questi soggetti anche con disabilità grave.
Poi è intervenuta Diana Vitali, Presidente SOD Italia – Associazione Italiana Displasia Setto ottica e Ipoplasia del Nervo Ottico, che ha sede a Roma. La sua associazione è assai sensibile a soggetti con disabilità, al mondo delle malattie rare e si è resa promotrice dell’incontro del 14 luglio. La Sod Italia APS ha creato un network internazionale di ricerca e d’informazione, una rete di sostegno per le famiglie, oltre a molte attività sportive per persone con disabilità, come il progetto Sod Italia Running Team, nato nel 2010, un team di runner che utilizzano la joelette per far sì che anche coloro che hanno una scarsa autonomia motoria possano partecipare.
Stefano Severoni ha puntualizzato che è lodevole l’iniziativa di tentare di promuovere e regolamentare il settore degli atleti con disabilità, che gareggiano in carrozzina o joulette, per tutelare così i soggetti che sono coinvolti. Lo stesso Paolo Vegetto, il papà di Sara, il quale con la figlia ha partecipato il 10 luglio in notturna a Villa De Sanctis a Roma alla 3^ 6 ore di Roma, ha ricordato che alcuni organizzatori accettano la loro iscrizione, mentre altri no, senza una motivazione plausibile. Allora, regolamentando il settore, essi potranno gareggiare più serenamente.
Sara così si presenta sui social: “Mi chiamo Sara Vargetto e per gli amici sono #sorrisocontagioso“.
Quindi è stata offerta l’opportunità a quanti erano collegati online di presentare la propria testimonianza.
Così è intervenuto Giancarlo da Agrigento. Questi è attivo in Sicilia con le gare FIDAL. Egli ha presentato l’intesa sperimentale a livello promozionale che lì si è sviluppata. Anche lui ha richiamato l’esigenza di attivare percorsi formativi. Quindi la proposta di creare nuove categorie sportive.
Poi ha preso la parola Domenico D’Orazio. Questi ha sintetizzato in tre punti le modalità operative da attuare nel prossimo futuro:
1) Riconoscimento della categoria paralimpica.
2) Avviamento di percorsi formativi.
3) Regolamenti da concordare.
La difficoltà principale è rappresentata dalla normativa, è necessario comunque riconoscere questa tipologia di disabilità di atleti che gareggiano su carrozzina e su joulette.
Si è ribadita la questione della nomenclatura: “spingitori” e “spinti” sembrano termini inappropriati.
Quindi ha preso la parola Francesca, la quale è vicepresidente di Dappertutto OdV, un’ASD in accomodato a uso gratuito, in Valtellina. Questa ha un blog: www.dappertutto.org. La sua attività si dispiega in provincia di Sondrio, all’interno del Parco dello Stelvio. L’obiettivo dell’ASD è di aiutare concretamente per eliminare le barriere architettoniche, sensibilizzando e promuovendo una cultura attenta, disponibile, accessibile. Il fine ultimo è quello di migliorare le condizioni esistenziali di tutte le persone, mettendo al centro l’aiuto a chi convive con una fragilità a casa propria, in città, in montagna, insomma “dappertutto”. Francesca riferisce che sono stati acquistati dalla sua ASD joulette e mountain bike quali ausili per soggetti con disabilità.
Poi è intervenuto Federico, il quale opera in un gruppo podistico a Pisa, con cui ha elaborato un progetto d’inclusione sociale. Con gli ausili si offre una nuova opportunità ai ragazzi che non praticano sport in autonomia, cercando così di coinvolgerli, con l’intento di stare loro il più vicino possibile.
Quindi è stata la volta della testimonianza di Leonardo Paleari, coordinatore di progetti con la joulette. Con la sua associazione sportiva egli ha partecipato felicemente a La Corsa di Miguel, in particolare con 12 joulette alla gara non competitiva. La questione della denominazione “spingitori” e “spinti”, per gli atleti su ausilio è da prendere in esame. Urge la necessità di classificare gli ausili stessi, poiché ne esistono diverse tipologie. L’ASD in cui egli opera è Il cammino possibile e ha partecipato a due edizioni dei Campionati Mondiali.
Sandrino Porru ha comunicato che la FISPES ha pensato di proporre la categoria “Twins” = gemelli, la quale fa riferimento alla relazione tra persone. Bisognerà poi considerare il numero dei Twins. Si deve sempre far riferimento alle categorie del RTI (Regolamento Tecnico Internazionale). L’obiettivo sarà comunque sempre quello di offrire opportunità a qualsiasi tipologia di persone con disabilità. Quindi la necessità di misurazione dell’ambito di attività, di elaborare un vero e proprio Manuale operativo. L’attività ludico-motoria potrà così avviare un percorso di carattere promozionale. Oltre alla corsa, altre attività potranno essere implementate. Per gli atleti si tratta di un percorso alternativo, che necessita di avere una nomenclatura e una regolamentazione. La FISPES allora cercherà di stilare un Documento in cui ci sia la presentazione ufficiale di quest’attività.
Si è trattato certamente di un momento storico quello vissuto in presenza o da remoto il 14 luglio scorso, nel quale si è evidenziato come la FISPES intenda con determinazione approcciarsi al fenomeno, al fine di allargare la propria offerta sportiva, a vantaggio del variegato mondo della disabilità, con la consapevolezza di rivolgersi a tanti potenziali atleti, i quali costituiscono un valore aggiunto, con le loro famiglie, i loro amici e sostenitori. Si tratta altresì di realizzare un cambio di prospettiva: verso i soggetti con disabilità si deve passare dal concetto di “to cure”, ossia essere soggetti di cure, a quello di “to care”, cioè essere persone di cui prendersi cura e che si prendono cura di sé.
La pratica sportiva è attività ideale in tale intento.